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Grupo 7, quando il degrado è foriero del morbo della Morte

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Quando non passo le mie belle giornate con i miei amichetti di questo bellissimo sito nella Cobretti Mansion a Valverde, abito a Milano. A me piace molto Milano. Quando ho fatto l’Università a Bologna ero circondato da gente che odiava Milano e ne soffrivo. Uscivo con delle persone che poi a fine serata mi dicevano: “Bè dai, per essere di Milano sei simpatico! Strano!”. Oppure andavo a cena da qualcuno che poi durante la serata diceva: “Milano è bruttissima! Tutta palazzoni, nebbia e gente antipatica che corre con la polenta nelle tasche! Fa schifo!” e allora io gli chiedevo: “Scusa, ma tu abita a…?” e magari questo mi rispondevano che erano di Ascoli Piceno o di Vasto e allora io un po’ pensavo che forse questi erano pazzi da anni e che parlavano un po’ a cazzo di cane. Che poi uno può tranquillamente avere in odio determinate cose che si associano solitamente con Milano (hipster, moda, sfilate di, marshelooo, televisione, fighetteria varia), ma se non ti accorgi della sua bellezza come città, vuol dire che sei un bambino speciale di Gesù. Ho vissuto a Roma per 4 mesi circa. Appena arrivato ho preso un taxi per andare verso la mia nuova casa. Racconto al tassinaro il fatto mi stavo trasferendo da Milano a Roma per lavoro e che ci sarei rimasto per un po’. “Evvedrà che poi quanno tornerà in quella brutta città tutta grigia, sarà diventato più simpadico! Che poi noi a Roma famo un cappuccino che voi a Milano ve lo sognate!”. Ora, io non voglio dire nulla, ma se abiti nella città più bella del mondo e parli del cappuccino, sei anche tu uno della ghenga dei bambini speciali di Gesù. E pure i calzini di mio nonno sono più brillanti e simpatici di te. Comunque, ovviamente quanto scritto finora nulla c’azzecca con il film di cui vi vorrei parlare. Se no per il fatto che a Milano nel 2015 ci sarà l’expo. Adesso metto il video di una canzone spagnola famosa nei primissimi ’90. Ricordatevelo e ricordatevi pure che Benedetta Mazzini s’è fatta tatuare il simbolo di questa band sulla spalla. Per quel che faccio: no regrets!

E la cosa bella di vivere in una città dove poi ci faranno l’expo è che prima tipo è una città normale, ma in preparazione dell’expo te la trasformano in una città dei film della fantascienza. Nel 2015 mi alzerò e avrò la metropolitana praticamente dentro casa, che poi schiaccio un pulsante e mi porterà a casa di marscheloooo dove gli inculerò il latte e gli righerò tutti i suoi compact discs. Quanto è bello dire compact discs nel 2013? Marscheloooo nel 2015 sarà pieno di compact discs in casa che saranno un oggettivo molto ironico e io glieli righerò tutti. Noi adesso abbiamo dei palazzi nuovi che levati e, se non finiscono tutti in galera, nel 2015 faremo un bellissimo expo. Un po’ come quello del 1992 di Siviglia. Vi copio e incollo delle informazioni prese da wikipedia che non ho manco letto, ma che parlano dell’expo:

Nel 1992 ci fu l’Esposizione Universale (EXPO) con cui la città ha acquisito un nuovo profilo urbano nella zona a sud del fiume. Furono creati palazzi in stile avanguardista per ospitare le esposizioni sull’Isola della Certosa che fu collegata al centro da un nuovo ponte, ora uno dei simboli della Siviglia moderna, il ponte dell’Alamillo. La maggior parte delle installazioni utilizzate dall’EXPO sono state convertite per altri usi e alcune sono state utilizzate per un parco tecnologico. Sempre in occasione dell’Esposizione fu costruita la nuova stazione ferroviaria di Santa Justa e fu inaugurata la tratta dell’alta velocità per Madrid.

Solo che per fare delle cose del genere, la città la devi ripulire e Siviglia a fine anni Ottanta, detto tra noi, faceva cagare. Sai cosa? Il problema è che c’era eroina a buttare e tutti si facevano come i draghi. E non puoi fare brutta figura con il resto del mondo che vengono lì a vedere la tua città della fantascienza e tu gliela fai trovare piena di drogati pieni di droga affetti dal morbo della morte. E come si fa? Sguinzagli le forze dell’ordine. Ecco, dopo aver ciurlato ampiamente nel manico, vi racconto che il film di cui parliamo oggi, Grupo 7, racconta di una squadra di polizia di Siviglia che in quegli anni lì, diciamo dal’89 al ’92, ha fatto veramente bruttissimo in ciudad. Questi, da soli, in cinque, hanno fatto più arresti e sequestrato più droga di tutta la polizia della città messa insieme. Ma come hanno fatto, vi chiederete voi? Bè, un po’ perché erano proprio dei bravi poliziotti, di quelli che hanno gli informatori giusti, sanno come muoversi, conoscono il mondo contro il quale combattono, eccetera eccetera. E un po’ perché al Grupo 7 non gliene batteva un cazzo di fare le cose in modo regolare e se c’era da fare qualcosa di non propriamente legale, la facevano senza pensarci su due volte.

Qui sono a casa di uno che non ha pagato una multa.

Qui sono a casa di uno che non ha pagato una multa.

I protagonisti del film sono due. Da una parte c’è il vecchio Rafael (Antonio de la Torre Martìn), vecchio sbirro dal cuore indurito dalle tante sofferenze. Violento e duro, non guarda in fazza a nessuno: se c’è da tirare una martellata in testa a un tossico per farsi dar un nome, la si tira e baffangulo. Rafael è il leader della squadra e c’ha i suoi amichetti sbirri che lo seguono fedelmente. Un bel giorno nella squadra entra il giovane Angel (Mario Casas), aspirante ispettore di polizia tutto carino e diligente. Tempo due retate e Angel, ispirato dalle gesta del suo capo, diventa lo sbirro più cattivo e stronzo di Siviglia. Talmente tosto e incazzato da entrare in competizione in quanto a cattiveria con Rafael. Angel porta il Grupo 7 a un altro livello di cazzoduraggine, andando ben oltre quello che la legge consentirebbe loro. Questo piccolo manipolo di sbirri diventa il terrore dei bassifondi di Siviglia e i nemici cominciano a diventare più numerosi degli amici, sia tra i delinquenti che tra le forze dell’ordine. Ma a loro la cosa non interessa e vanno avanti per la loro strada, mentre Siviglia si trasforma e il tempo passa.

Lui stava con il Libanese di Siviglia

Lui stava con il Libanese di Siviglia

 

Grupo 7 è un bel filmettone che ci sta e non ci sta tra quelli che solitamente vi consigliamo. L’azione c’è e quando c’è è anche abbastanza potente, ma lo scopo del regista Alberto Rodríguez Librero e dello sceneggiatore Rafael Cobos è altro. L’idea è quella di rapportarsi con la recente Storia spagnola, raccontare il cambiamento di una società, di una città e dei suoi protagonisti. Per farla semplice, immaginate una versione tutta spagnoleggiante, di Romanzo Criminale, ma un po’ più tosta e deprimente. Io ve lo consiglio, poi fate voi. Ah! Per l’angolo del #woulbang forte, vi segnaliamo la presenza della giovine Lucia Guerrero che con questa faccia qui hanno preso per fare la tossica. E infatti ricorda molto quelle che si facevano le pere che incontravo in stazione a Bologna.

 

La classica tossica un po' deperitina e malmessa

La classica tossica un po’ deperitina e malmessa

Dvd-quote:

“Tosto e incazzato come una canzone degli Heroes del Silencio”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com

>> IMDbTrailer


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